Il decreto anti crisi

E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sè stesso senza essere superato.     (Albert Einstein)

Con la Legge 19 ottobre 2017, n. 155, recante "Delega al Governo per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza" si è davo l'avvio alle nuove norme contro la crisi.

Con la Legge il Governo ebbe 12 mesi di tempo per adottare uno o più decreti legislativi che andassero a riscrivere integralmente la legge fallimentare e non solo: la delega infatti ha ad oggetto la riforma delle procedure concorsuali, la disciplina della composizione delle crisi da sovraindebitamento (Legge n. 3 del 2012) e il sistema dei privilegi e delle garanzie.

Il Governo ha istituito la Commissione Rordorf con il segunte scopo:

Riforma delle procedure concorsuali: tra i principi generali indicati dalla legge delega i più rilevanti sono:

·         l’eliminazione del termine “fallimento”, sostituito con l'espressione “liquidazione giudiziale”;

·         l’abrogazione dell'istituto della dichiarazione di fallimento d'ufficio dalla disciplina dell'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi;

·         la distinzione dei concetti di stato di crisi e di insolvenza: quest'ultima rimarrà tale, mentre la crisi è configurata come probabilità di futura insolvenza;

·         l’adozione di un unico modello processuale per l'accertamento dello stato di crisi o di insolvenza del debitore, che ricalchi la procedura per la dichiarazione di fallimento

·         l’applicazione del modello processuale unico a tutte le categorie di di debitori: persone fisiche o giuridiche, enti collettivi, consumatori, professionisti o imprenditori che esercitano attività commerciale, artigianale o agricola. Restano esclusi soltanto gli enti pubblici.

Il Dlgs 12 gennaio 2019, n.14, pubblicato nel supplemento ordinario 6 della G.U. del 14 febbraio 2019 ha perfezionato quanto richiesto dalle legge 155 del 2019.

In virtù di questa da agosto 2020 sarà pienamente operativo il nuovo codice della crisi di impresa che, dopo oltre settanta anni, ha riformato in modo organico la disciplina fallimentare e ha introdotto le procedure di allerta. Quest’ultime si basano su due pilastri:
gli obblighi organizzativi, secondo i quali le aziende devono dotarsi di “assetti organizzativi adeguati alla rilevazione tempestiva della crisi”, e gli strumenti di allerta, che devono far emergere precocemente i casi di crisi. Le norme prevedono anche l’istituzione degli Ocri (organismo di composizione della crisi e dell’insolvenza), organismi stragiudiziali costituiti presso le camere di commercio per raccogliere le segnalazioni e gestire le situazioni di crisi.
Le norme hanno affidato al Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (Cndcec)  l’elaborazione di indici puntuali, che fanno ragionevolmente presumere lo stato di crisi.
Il
Consiglio ha proposto un approccio sequenziale: in caso di patrimonio netto negativo o sotto gli obblighi di legge, si presume uno stato di crisi. Se il patrimonio è positivo, si guarda al Dscr (debt service coverage ratio), che si basa sul rapporto tra liquidità generata dall’azienda e obbligazioni finanziarie nei 6/12 mesi successivi: se l’indice è inferiore a 1, si presume lo stato di crisi, se è superiore a 1 non c’è presunzione di crisi. Nei casi in cui l’indice non è calcolabile o è inaffidabile, si considerano cinque indici di bilancio: se l’azienda mostra una situazione di difficoltà rispetto a tutti gli indici si presume lo stato di crisi.
Il Dscr è quindi un elemento cruciale per far emergere precocemente casi di crisi, ma richiede sistemi di tesoreria che oggi sono poco diffusi in Italia.                         .