Da quando è uscito il Decreto
anti-crisi ci si è soffermati con il massimo dell’attenzione su quella frase
all’interno dell’articolo 2086 del cod.civ.
assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale, nonché di attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale.
Questa è la legge, poi chi è uomo di azienda vuole di mettere queste formule nella pratica. Nello scorso articolo si è cercato di andare di delineare l’oggetto pratico delle disposizioni e si sono indicati dei punti di controllo per verificare questa famosa adeguatezza.
Gli obiettivi dell’adeguato assetto sono altrettanto chiari:
1) Dare all’azienda un sistema di gestione all’altezza sia nella buona che nella cattiva sorte;
2) Assicurare le banche che l’azienda viene portata a vanti in modo consapevole e responsabile;
3) Avere una qualifica esimente nel caso in cui l’azienda entri in stato di insolvenza.
Nasce quindi l’opportunità, o forse la necessità, che un organismo terzo possa certificare nei confronti dei tre enti sopra citati: l’imprenditore stesso, le banche, il sistema pubblico che il sistema di gestione aziendale sia appunto “adeguato”.
Perché ciò sia realizzabile occorre innanzitutto di una certificazione: essa esiste e si chiama EFMRS 14:2019.
Questa certificazione esiste dal 2019 e sta compiendo i primi passi. E’ stata certificata da Accredia, che è l’ente che sovraintende a tutte le certificazioni UNI EN ISO, ad esempio ISO 9001 (qualità), ISO 14001 (ambiente) etc. etc.
Riportiamo qui quanto dichiarato da Accredia (l’Ente Italiano per l’accreditamento) nella sua circolare 15-2019 del 24 luglio 2019:
La finalità di un “Economic Financial Risk Management Systems” è quella di proteggere l’organizzazione dal rischio di insolvenza ed assicurarne la continuità operativa.
I requisiti dello schema sono applicabili a tutte le organizzazioni, indipendentemente dalla classe merceologica e dalla loro struttura e dimensione, che abbiano i seguenti obiettivi:
a) implementare un Sistema di Gestione per l’equilibrio economico finanziario, conforme agli obiettivi definiti nella politica per il rischio di default;
b) dimostrare la conformità alla politica economica finanziaria alle aspettative delle parti interessate;
c) rispondere alle richieste del legislatore relativamente agli obblighi delle Organizzazione inmateria di crisi d’impresa.
Lo scopo degli estensori di questa certificazione è che essa diventi uno standard accettato quantomeno dal sistema bancario e su questo fronte si è avviato un confronto con ABI, l’Associazione Bancaria Italiana.
L'adozione di un Sistema di Gestione Economico Finanziario (Controllo di Gestione) contribuisce a:
• miglioramento della redditività;
• miglioramento delle performance del processo di definizione e monitoraggio del budget;
• mantenimento sotto controllo dei Costi, mediante la creazione di una contabilità industriale pertinente ai processi gestiti;
• miglioramento del Flusso di Cassa (Cash Flow);
• miglioramento degli Indici di Liquidità e Disponibilità;
• ottimizzazione dell’equilibrio della forbice Incassi-Pagamenti;
• miglioramento del Risultato Operativo sul Capitale Operativo investito ROI (Return on investiment);
• aumento della competitività;
• miglioramento del mantenimento e della fidelizzazione della clientela;
• miglioramento dell’efficacia del processo decisionale;
• ottimizzazione dell’uso delle risorse disponibili;
• accrescimento della responsabilità e consapevolezza del Personale;
• ottimizzazione, efficacia ed efficienza dei processi;
• miglioramento delle prestazioni della Catena del Valore aziendale;
• accrescimento dell’affidabilità, della credibilità e della sostenibilità dell’Organizzazione;
• miglioramento del rapporto di fiducia con gli investitori e gli Istituti di Credito
Siamo appena all’inizio di un percorso che dovrà mettere insieme:
- Gli imprenditori, che, già molto impegnati nella gestione quotidiana, dovranno gradatamente entrare nella consapevolezza che l’esigenza dell’adeguatezza nasce praticamente nel momento in cui nasce l’azienda e che tali norme, per quanto cogenti, non sono un mero adempimento burocratico, ma esprimono un’esigenza sostanziale dell’impresa. Occorre che l’imprenditore sia certo di avere un sistema in grado di segnalare anomalie o peggio rischi di crisi od insolvenza;
- I professionisti che già assistono l’impresa, i commercialisti, che dovranno cercare di fare informazione positiva riguardo le finalità della legge e favorire l’inserimento eventualmente di altri professionisti relativamente al disegno del sistema di gestione. La posizione di questo professionista resta centrale, anzi egli può fungere da coordinatore degli altri protagonisti;
- I professionisti che si occupereranno di disegnare i sistemi di gestione della crisi e che in alcuni casi saranno gli stessi gestori del sistema. Capire che si è di fronte non solo ad un’opportunità di lavoro, ma anche ad un’occasione di crescita per il sistema delle imprese sarà una degli aspetti che farà la differenza. Si stanno formando delle figure specifiche per questo scopo, in grado di mettere a regime sistemi secondo quanto prescrive la norma EFMRS 14.2019;
- Il sistema bancario che può sfruttare queste norme per conoscere meglio le imprese ed al tempo stesso avere elementi oggettivi che aiutino nella gestione della pratica di fido. Purtroppo nel tempo le banche si sono sempre più allontanate dalle aziende: l’avvento di Basilea2 ed i trattati seguenti hanno sempre più privilegiato un approccio “ex libris”. L’azienda in sostanza viene valutata quasi esclusivamente dai dati che presenta o da altre informazioni esterne. La presenza di una certificazione accettata dalle banche permette loro di avere una garanzia che l’azienda abbia una conduzione secondo standards di qualità che la rendono maggiormente affidabile;
- Il sistema giudiziario che così ha un riferimento utile per poter meglio capire e giudicare il comportamento dell’amministratore dell’impresa relativamente alle barriere erette per evitare che l’impresa finisca in uno stato di crisi o addirittura di insolvenza. Sappiamo quanto possano essere dure le condanne in caso di bancarotta quando la magistratura giudicante ravvisa colpe da parte degli amministratori;
- I consulenti e le società che si dedicheranno alla verifica del sistema ed alla sua eventuale certificazione. Essi hanno una grande responsabilità: rendere l’insieme delle attività necessarie per l’ottenimento e mantenimento della certificazione un sistema con valore aggiunto. Non deve ripetersi quello che è successo in alcuni casi con la certificazione ISO 9001: nessun’ azienda deve pensare che si è di fronte a meri adempimenti burocratici, che servono solo per avere un “bollino” di nessun aiuto pratico.
Quindi il sistema risultante è il seguente:
Lo scenario sopra disegnato può essere considerato in parte futuribile, però ci sono sempre più aziende conscie di quello che accadrà nel breve periodo e che si stanno attrezzando per poter essere all’altezza di quanto è necessario in base alla legge ed all’esigenze del mercato e della gestione d’impresa.
Va però messo in evidenza che lo scenario non può essere considerato futuribile, bensì va inserito nel presente. E’ il sistema di adeguamento che è in ritardo: GLI OBBLIGHI SONO GIA’ VIGENTI per cui l’opportunità della certificazione esiste già.
L’invito è a non perdere tempo ed a cominciare ad operare nella direzione indicata, perché non ci sono dubbi su quanto il prossimo futuro ci riserva.
Questo invito vale soprattutto nei confronti degli amministratori delle imprese.
Articolo pubblicato il 9 novembre su Veneto Eccellenze