Gli effetti del decreto anti crisi sono innegabili e già
vengono citati nell’articolo 13 che parla di adeguata organizzazione per
gestire i sistemi d’allerta e per fronteggiare, utilizzando i dispositivi
indicati, la minaccia di crisi.
L’effetto principale, anche alla luce degli indicatori
evidenziati dal CNDCEC, è una maggiore enfasi sugli aspetti finanziari di tipo
previsionale.
Attualmente, nella maggioranza delle aziende italiane, l’aspetto
finanziario previsionale è molto trascurato per varie ragioni:
-
Le aziende che vanno bene non sentono la
necessità, e non hanno la preoccupazione, di anticipare il futuro;
-
Molte aziende non hanno personale all’altezza
per costruire una previsione di flussi di cassa, anche di poca difficoltà;
-
Molti imprenditori considerano l’attività
previsionale impossibile in quanto il loro business, a loro dire, è imprevedibile,
altri la considerano un’inutile perdita di tempo (consideriamo quante poche
aziende stilano il budget);
-
Molte aziende sono così consigliate dai
commercialisti, specie coloro i quali non sono all’altezza di quanto richiesto
per poter stilare queste previsioni, perché troppo assorbiti nella loro
attività da aspetti contabili e tributari.
C’ erano però già delle spinte nei confronti delle imprese
ad occuparsi della finanza in genere e soprattutto della finanza previsionale e
queste derivano dall’evoluzione delle banche.
Le banche sempre più legano la concessione degli affidamenti
alla redazione e presentazione di programmi di impresa (business plan) purchè credibili.
Naturalmente ci sono differenze a seconda delle dimensione delle imprese e ciò non dipende soltanto dalla presenza eventuale del revisore per imprese più grandi.